Qualche giorno fa è apparso sul fatto quotidiano un articolo in cui Malta viene descritta come un paradiso fiscale, il regno delle nefandezze e del riciclaggio del denaro sporco.
Non abbiamo le competenze per rispondere puntualmente a tutte le inesattezze dell’articolo ma già a dei semi-sprovveduti come noi è evidente che ci sono alcune inesattezze piuttosto pesanti ed alcune affermazioni quanto meno… discutibili.
Che la qualità dell’articolo sia piuttosto bassa si capisce anche dai lettori che ha raggiunto, basta guardare i commenti infarciti di “Malta fa schifo” e altre grossolane semplificazioni. Abbiamo pensato di fregarcene, e forse sarebbe stata la cosa migliore, solo che ci siamo ritrovati a parlare spesso di quell’articolo in pausa caffè e abbiamo pensato che alcune precisazioni andrebbero comunque fatte, come minimo per evitare potenziali malintesi con i nostri clienti e partner dato che, bene o male, siamo un’azienda Maltese, alcuni di noi sono italiani per cui c’è il rischio che nasca qualche equivoco.
Per prima cosa diciamo che vogliamo sorvolare completamente sulle questioni in cui la nostra incompetenza è totale. Non ci interessiamo di politica e non sappiamo quasi niente degli accordi tra Malta e l’Italia o l’intera UE in merito alle politiche migratorie, ci limitiamo però a ricordare che Malta è un’isola piccola, piccolissima e abbondantemente sovrappopolata. La popolazione è 1/150 di quella italiana per cui lo sbarco di un barcone con 100 migranti a Malta sarebbe paragonabile all’arrivo di 15.000 disperati sulle coste italiane ma chiudiamo questo discorso dopo aver alzato le mani e ribadito la nostra incompetenza.
Come in tutto il modo anche a Malta ci sono cose che non piacciono nemmeno a noi, non tutti sono d’accordo ad esempio con la possibilità di acquistare la cittadinanza, ci permettiamo però di ricordare che questo è già possibile da tempo (e a prezzi più bassi) in altri paesi della comunità europea.
Per quanto riguarda le spiagge, la cucina e in generale l’apprezzamento che si può avere o meno nei confronti dell’arcipelago maltese diciamo subito che è una questione soggettiva e quindi tutti e nessuno hanno le competenze per dare dei giudizi.
Veniamo invece all’articolo sottolineando un paio di punti in cui il giornalista pare dire cose vere e inoppugnabili. Il turismo, ad esempio, svolge un ruolo importantissimo nell’economia dell’arcipelago. La stagione estiva qui non è ancora finita ma il grosso del flusso turistico è passato, è ancora presto per avere delle stime ma sentendo amici e conoscenti del settore pare che l’estate sia stata buona.
Sull’isola ci sono molte ditte che si occupano di gioco d’azzardo, in particolare quello online. Abbiamo anche in questo caso amici e conoscenti che lavorano per queste ditte, alcuni come programmatori, un paio si occupano del marketing e del posizionamento sui motori di ricerca. Questo tipo di business è attratto da un sistema normativo e fiscale competitivo ma anche in questo casi ci sono un paio di cose che ci sentiamo di dover chiarire.
Si possono fare moltissime considerazione sull’immoralità di questo tipo di business e molte di queste considerazioni sono sicuramente condivisibili. In termini di business però (perchè di questo si tratta, di business, perfettamente legale) che un imprenditore del settore metta la sede legale di un casinò online nel paese che ritiene più competitivo ci sembra la cosa più logica del mondo. Per una serie di motivi che non sappiamo giudicare Malta è diventata competitiva e attraente per queste aziende, sinceramente il tono dell’articolo e ancor di più quello dei commenti sembra totalmente capovolto, sembra quasi dire che siccome l’Italia non è attraente se le aziende che si occupano di gioco d’azzardo vanno a Malta allora a Malta c’è qualcosa che non va. Mi spiace ma sembra essere un po’ la preghiera della cicciona “fammi dimagrire oppure, se non è possibile, fai ingrassare tutte le mie amiche”. Secondo noi non funziona così o almeno così non dovrebbe essere finchè si rimane nei termini del lecito… ed eccoci quindi ai punti più importanti dell’articolo perchè abbiamo divagato anche troppo.
Le tasse a Malta
Definire Malta come un “paradiso fiscale” è una sciocchezza. Se siamo qui (e alcuni di noi sono italiani) è per una serie di ragioni, una di queste è anche un sistema fiscale completamente diverso da quello italiano, con cui è veramente difficile fare un paragone ma un confronto mette in evidenza soprattutto la semplicità del sistema e della relativa burocrazia. Anche in questo caso si potrebbe discutere a lungo chiedendosi se sia quello maltese semplice o quello italiano ipertrofico ma sarebbe una discussione accademica in cui tra l’altro non abbiamo le competenze dato che noi ci occupiamo di fare software, fare siti, e fare contenuti per siti internet.
L’articolo contiene però un’affermazione piuttosto “pruriginosa” e abbiamo la sensazione che questa sia alla base di un sorrisino malizioso che abbiamo visto sul volto di un nostro cliente italiano, un’affermazione che non è corretta.
Le tasse a Malta ci sono e non sono affatto basse. Le imprese pagano un’imposta sui redditi del 35% oltre a una tassa fissa più o meno corrispondente all’iscrizione alla Camera di Commercio proporzionale al capitale sociale dell’azienda. Se vi sembra un’aliquota generosa probabilmente non siete esperti di fisco internazionale, basta andare negli Stati Uniti o in Inghilterra per trovare regimi fiscali nettamente più favorevoli.
Per le persone le imposte arrivano, con diversi scaglioni, fino al 35% e i contributi previdenziali sono in buona sostanza fissi al 20%. Per redditi alti sommando contributi e imposte si arriva a un prelievo complessivo di (circa) il 55%, se vi pare poco…
Nell’articolo si parla di un’imposta del 5% e in questo caso c’è un fondo di verità, piuttosto distorta e che vogliamo precisare. Quell’aliquota (che a ben guardare non è nemmeno esattamente del 5%) si riferisce al caso di dividendi percepiti da persone non residenti. In altre parole il socio italiano (residente in Italia) di una società maltese versa a Malta un’imposta del 5% (circa). Questa aliquota può sembrare bassissima e lo sarebbe, se non fosse per il fatto che manca la seconda metà del ragionamento: l’imprenditore italiano nella situazione ipotizzata infatti dovrà pagare le tasse sugli utili percepiti nel suo paese di residenza, ovvero in Italia! Ripetiamolo: dovrà pagare le tasse anche in Italia!
Se state pensando che il fisco italiano non ha strumenti per scoprire questi redditi vi sbagliate di grosso: se anche i conti correnti italiani non fossero completamente trasparenti all’agenzia delle entrate che può fare tutti i controlli che vuole, il fisco italiano ha un modo ancora più semplice per scoprire tutto: chiedendo a Malta! La Repubblica di Malta è a tutti gli effetti membro della comunità europea ed è quindi tenuta a dare tutte le informazioni richieste dall’Italia. E lo fa! Per vie non ufficiali ma che sappiamo di poter considerare affidabili sappiamo che le diverse agenzie italiane sono tra i migliori “clienti” del sistema bancario maltese acquisendo ogni anno un’infinità di informazioni sui propri cittadini. E questo ci porta al secondo punto dell’articolo del fatto su cui vogliamo spendere un paio di parole
Le banche di Malta
Il paragone tra le banche di Malta e quelle di Cipro non regge. In questo caso ci rimettiamo a chi ne sa più di noi: una veloce ricerca su google vi fornirà tutte le informazioni del caso per approfondire questa questione. Una cosa ci teniamo a precisare e in questo caso abbiamo competenza ed esperienza: aprire un conto corrente a Malta per un non residente è un’impresa.
Ci sono parecchie banche a Malta ma tutte hanno in comune una politica di diffidenza nei confronti dei non residenti intenzionati ad aprire un conto. E’ lungo e complicato, occorrono lettere di presentazione di un avvocato, di un commercialista e del direttore della banca del paese di origine, una serie non banale di documenti tra cui un certificato che attesti l’assenza di qualsiasi condanna da parte del tribunale del paese di residenza. Se si volesse favorire l’ingresso di soldi di provenienza illecita, come l’articolo del fatto sembra suggerire, dubito che le banche creerebbero delle procedure burocratiche simili che sono, per esperienza, lunghe e fastidiose.
Concludendo: se state cercando un paese in cui nascondere il gruzzoletto lasciate perdere Malta, c’è di meglio. Se volete evadere le tasse lasciate perdere Malta, basta seguire l’esempio dei big e capire che in Irlanda, Olanda e Lussemburgo c’è di meglio. Se state cercando un paradiso fiscale lasciate perdere Malta: non lo è. Se state cercando un luogo per una società off-shore lasciate perdere Malta, c’è di meglio.
Pigna dice
Eppure basta fare una ricerca in rete e trovate scritto ovunque che il rimborso dei 6/7 (il 35% che diventa 5%) puo’ essere chiesto anche dai residenti!
Qualcuno sbaglia.
redazione dice
Sai che non ho capito? Stai parlando della tassa sugli utili?
luigi dice
Fai tu disinformazione e non il fatto quotidiano… ci lavoro tutti i giorni con la fiscalità internazionale, e quanti evasori conosco che si rifugiano a Malta con società fittizie….a Malta l’aliquota delle società è il 35%, però poi c’è la furbata: quando si percepiscono gli utili, sia dai residenti che non residenti, il fisco maltese ti restituisce i 6/7, in questo modo la tassazione effettiva e’ del 5%!!!! Gli utili percepiti da una società italiana sono detassati del 95% ai sensi dell’art. 89 del tuir …..pertanto il suo carico fiscale si aggirerà intorno al 7% (5% tassazione effettiva maltese + 95% detassazione dividendi percepiti)…..mentre se percepisce utili da una società italiana il carico fiscale si aggirerà intorno al 30% (ires 27, 5% della società partecipata + detassazione del dividendo percepito dal socio società del 95%)….Malta e’ un paradiso fiscale legalizzato nel 2004 con l’entrata in UE
redazione dice
Ciao Luigi, permettimi una premessa: sia tu che il fatto quotidiano dite una cosa sacrosanta, solo che presentate un’eccezione come se fosse la regola, un po’ come se io dicessi che in Italia, siccome edicolanti e parrucchieri non fanno le ricevute fiscali allora non esistono gli scontrini.
Approfitto delle tue competenze e ti faccio una domanda: se io, residente a Malta, percepisco utili da una società maltese e chiedo il rimborso dei 6/7 sbaglio oppure quegli utili dovrò indicarli nella dichiarazione dei redditi (l’unico locale, per intenderci) e quindi pagarci sopra l’equivalente dell’ires?
Lo stesso non vale per i non residenti? Ovvero se tu, residente in Italia, percepisci gli utili da una società maltese e chiedi il rimborso dei 6/7 sbaglio o poi quegli utili devi indicarli al fisco italiano e pagarci le tasse in Italia?
Chiedo!
luigi dice
E qui che ti sbagli: il residente maltese che percepisce gli utili non dovrà pagare nessuna imposta sul dividendo percepito, in dichiarazione dovrà dichiarare il dividendo ma avrà diritto al credito d’imposta ( oltre al rimborso dei 6/7), perché l’imposta l’ha pagata già la società partecipata sulla quale il socio può chiedere il rimborso dei 6/7, in questo modo la tassazione effettiva e’ del 5%………………….Esempio1: utile realizzato dalla società maltese 100, imposta versata 35, dividendo percepito dai soci residenti 65 (utile 100- imposta pagata 35), dividendo dichiarato dai soci residenti zero (dividendo 75 – credito d’imposta 75), rimborso dell’imposta ai soci 30 (6/7 di 35 imposta versata), totale tassazione effettiva 5 (35 imposta – 30 rimborso), tassazione effettiva 5% (5 / utile 100)!!!!!!
Esempio2: utile realizzato dalla società maltese 100, imposta versata 35, dividendo percepito dai soci soci italiani (società) 65 (utile 100 – 35 imposta), dividendo dichiarato dai soci italiani 3,25 (5% di 65 dividendo ai sensi dell’art 89 del tuir), ires 0,89 (27,5% di 3,25), rimborso percepito dai soci italiani 30 (6/7 di 35 imposta), ires su rimborso 8,25 (27,5% di 30 rimborso), Irap su rimborso 1,17 (3,9% di 30 rimborso), totale tassazione effettiva 15,31 (imposta maltese 35 – rimborso 30 + ires 0,89 + ires 8,25 + Irap 1,17), tassazione effettiva 15,31% (15,31 / utile società maltese 100)!!!!!!!!
Esempio3: società italiana utile 100, imposta (ires) 27,5, dividendo percepito dai soci italiani (società) 72,50, dividendo dichiarato dai soci italiani 3,63 (5% di 72,50 dividendo), ires 1 (27,5 di 3,63), totale tassazione effettiva 28,50, tassazione effettiva 28,50%)!!!!!!
In conclusione se una società italiana apre una società partecipata a Malta la tassazione effettiva è del 15,31%, mentre se la stessa società italiana apre una società partecipata in Italia la tassazione effettiva è del 28,50%, e questa differenza con utili di milioni di euro determina grandi risparmi fiscali, la matematica non è un opinione…. mi sono limitato ad esempi facili, la tassazione effettiva per l’italiano potrebbe essere anche molto inferiore al 15,31% in quanto a Malta ci sono vari ricavi che non vengono tassati (es.le royalties)….. nel mio lavoro mi occupo di fiscalità internazionale nel settore dei controlli del fisco, e ci sono tante società fittizie a Malta per risparmiare le imposte….. dal 2004 è più facile mettere una società a Malta in quanto è entrata in unione europea in cui vige la libertà di stabilimento…….. mi fermo qui altrimenti dovrei passare tutto il mio tempo libero a scrivere, ci sono tante cose da dire sulla fiscalità internazionale….e mi raccomando non fare disinformazione su certi argomenti complessi…. ciao
redazione dice
Ciao, scusa se ti rispondo soltanto ora ma ho voluto consultare la commercialista, per sicurezza. Mi sarebbe piaciuto tantissimo darti ragione ma purtroppo le cose non stanno così, il rimborso (i 6/7 che citi) purtroppo vale solo per gli stranieri non residenti. Peccato, ti avrei offerto volentieri una cena in caso contrario.
Lasciami puntualizzare un paio di cose. Il succo dell’articolo è riassumibile in due punti: 1. Malta non è un paradiso fiscale 2. se si cerca una posto per evadere/eludere/risparmiare sul fisco c’è di molto meglio.
Dato che sei del settore sai benissimo che per il primo punto non è una questione di opinioni, i paesi paradisi fiscali sono presenti in elenchi che tu conosci meglio di me. Questo è un fatto.
Che ci siano paesi con regimi fiscali molto più favorevoli di quello maltese mi pare che siamo d’accordo quindi mi pare di poter concludere che i due punti fondamentali del mio articolo sono fatti.
Tu hai risposto con una osservazione precisa ovvero hai presentato il caso di una società maltese con soci italiani. la legge maltese di fatto ti permette di pagare le leggi nel tuo paese di residenza, è quello il senso del rimborso dei 6/7, no? Evitare la doppia imposizione. Tu poi dici che anche le tasse da pagare in Italia sono molto basse. Non dubito della giustezza delle tue affermazioni, non sono all’altezza ma mi pare che sia una questione di diritto italiano, non maltese o sbaglio? Se posso permettimi un’altra domanda: lo stesso giochino non si può fare anche con altri paesi? si applica solo al caso di società maltese?
Per quanto riguarda la tua affermazione che i maltesi pagano una miseria di tasse, per mia sfortuna, sbagli.
A questo punto ti chiederei di smetterla di usare la parola “disinformazione” riferita a quanto scritto nell’articolo. Non ho il verbo, non ho la verità rivelata e sono prontissimo ad ammettere i miei errori, non mi pare questo il caso. Ciao!
Mario dice
Massa allora perché tante aziende si trasferiscono a Malta ?
Per il clima favorevole forse??
Redazione Supero dice
Ciao Mario,
per quel che ne so ci sono tante aziende che dall’Italia si trasferiscono in un sacco di posti: Svizzera, Slovenia, Austria, Romania, Irlanda, Stati Uniti sono solo alcuni esempi. Ce ne sono anche alcune che si trasferiscono a Malta, vero, e probabilmente di mezzo c’è anche il clima che qui non è male (almeno per chi ama il caldo).
Permettimi di ribadire due concetti: se si cerca un paese in cui trasferire con l’unico obiettivo di pagare meno tasse c’è di molto meglio e Malta non è un paradiso fiscale. Viceversa, se si guarda ai sistemi fiscali nel loro complesso, considerando la pressione fiscale e anche il tempo necessario per pagare le tasse a me non viene in mente un paese peggiore dell’Italia in cui si paga tantissimo, si deve perdere un sacco di tempo per farlo e si vive sempre nell’incertezza (mai capitato di sentirsi dire “dovrebbe essere così”, anche da commercialisti e camera di commercio? In passato a me è capitato, in Italia).
Detto questo è vero che c’è chi evade le tasse, come ha spiegato Luigi. Ma si tratta di evasori, non c’entra il sistema fiscale. Lo stesso metodo si potrebbe usare con qualsiasi altro paese in cui ci siano accordi per evitare la doppia imposizione. Approfitto poi per ricordare che il fisco italiano può chiedere di avere accesso alle informazioni sui conti correnti degli Italiani residenti a Malta.
Ribadisco di non avere particolari competenze in materia ma, ripeto ancora una vota, Malta non è un paradiso fiscale (fatto), se cercate un paese in cui la pressione fiscale è bassa c’è di molto meglio rispetto a Malta (fatto), se volete evadere potete farlo a Malta o in Svizzera oppure ancora restando in Italia.
Renza dice
Se il sistema fiscale maltese è cosí semplice e conveniente per contribuenti e Stato, perché non copiarlo? Il nostro viceversa è vessatorio e in ultima analisi, controproducente perché causa evasione enorme. Persino io, nel mio piccolissimo e semplice ambiente, ho amici che hanno rilevanti capitali proprio a Malta. Sono pensionati come me, hanno pensioni minime (alcuni perché a suo tempo hanno versato contributi volontari per arrivare ai fatidici vecchi 15 anni, altri ex commercianti con contribuzioni bassissime e peró investimenti in alloggi o altro…) e di conseguenza godono di tante agevolazioni previste dal nostro welfare. A questo danno occorre aggiungerne un altro,forse ancora più dannoso, e cioè quello dei mancati o ridotti investimenti in Italia da parte di coloro che hanno capitali nascosti all’estero, naturalmente per non essere scoperti. Tengo a precisare che so benissimo che molti pensionati hanno pensioni basse per cause non dipendenti da loro ( omessa contribuzione dei datori di lavoro, periodi di disoccupazione, ecc…..), però ribadisco che esistono anche altre motivazioni e se fossi giovane (magari pure laureato) o non più tanto giovane ( magari padre di famiglia!), comunque disoccupato, sarei esasperato nel vedere queste ingiustizie (voglio essere educata!). Secondo me cambiare sistema fiscale, rendendo più conveniente tenere i nostri capitali qui, con conseguenti investimenti piccoli o grandi nel nostro Paese, sarebbe una misura utilissima per dare un impulso indispensabile alla nostra economia, soprattutto a lungo termine. Mi viene naturale un dubbio: forse non si cambia perché chi potrebbe farlo ha convenienza a mantenere l’attuale sistema?
Redazione Supero dice
Ciao Renza e grazie del commento! personalmente condivido la tua osservazione finale, un po’ amara, permettimi però una piccola precisazione: che io sappia non è possibile “nascondere” capitali a Malta. Personalmente conosco pensionati che si sono trasferiti in Portogallo o in altri paese comunitari semplicemente per vivere un po’ meglio, non per nascondere chissà cosa, ci sono paesi in cui i regimi fiscali sono più favorevoli di quello italiano, in particolare per i pensionati e questo di fatto aumenta il loro reddito disponibile. Il lordo rimane lo stesso ma, essendo residenti in un altro paese, pagano le tasse lì e se la pressione fiscale è inferiore a loro rimangono in tasca più soldi. Mi sto riferendo a un caso perfettamente lecito, scusami se lo ripeto.
Renza dice
Scusa se rispondo in ritardo, ma purtroppo ciò che ho scritto, riguardo la conoscenza di persone che hanno rilevanti capitali a Malta non dichiarati in Italia, è vero. In caso di necessità, fanno rientrare annualmente piccolissime (a loro giudizio!) cifre tramite banche italiane ( che non diventano comunque complici? Anche se si tratta solo di qualche migliaio di euro all’anno, l’operazione in sé non sottintende l’esistenza di un capitale in quello Stato?). Rimango dell’idea che non è giusto soffocare sempre i soliti con tasse esorbitanti; se si riducessero, sarebbe più comodo anche per coloro che esportano i loro capitali all’estero tenerli in Italia ed averne libera disponibilità, con conseguente incremento dei consumi. Ma probabilmente non capisco nulla……..!
Redazione Supero dice
Ciao Renza,
anche io non sono un esperto in materia ma, così a occhio, detenere dei capitali all’estero non è di per sè illegale, Può diventarlo se il capitale non viene dichiarato e non vengono pagate eventuali tasse.
Quello che a me piace poco è che tanti (non tu, non è il tuo caso) insinuano che ci sia una complicità delle banche o addirittura del governo maltese in alcuni operazioni illegali. Così non è: a Malta non esiste il segreto bancario, nel caso che citi il fisco italiano può sapere tutto, non ci sono segreti.
Renza dice
Per complicità delle banche, intendo quelle italiane! Comunque lascio cadere l’argomento, anche perché, scusa, sono dell’idea che se veramente il fisco italiano è in grado di sapere tutto, allora vuol dire che non c’ è la volontà di fare certi rilievi, il che è anche più grave è demoralizzante. Auguri a questa martoriata Italia!