Un tempo la vita dei SEO e dei webmaster era più semplice, le linee guida di Google dicevano chiaramente che non c’era alcuno modo per un sito di danneggiarne un altro. In realtà i più esperti sapevano che questa frase non è mai stata del tutto vera ma non divaghiamo. Semplicemente un link da un sito A a un sito non poteva recar danno al sito ricevente, al massimo veniva considerato ininfluente. Questo non è più vero.
E’ un cambiamento che potremmo definire “filosofico” dato che in teoria un webmaster non può controllare altro che il suo sito e non ha possibilità di intervenire su quello che succede su altri siti ma questo cambiamento deciso ai vertici del motore di ricerca può essere considerato irreversibile, nel posizionamento di un sito occorre considerare quello che succede all’esterno del sito e considerare con la massima attenzione i fattori negativi, i segnali di spam.
Avevamo visto che i link in entrata costituiscono ancora un fattore determinante, in senso positivo, per il posizionamento di un sito sui motori di ricerca. Probabilmente a causa del fatto che era possibile e (relativamente) facile per le grandi agenzie procurarsi link Google ha introdotto delle contromisure.
Nella sua guerra ai manipolatori di PR ha elencato alcune cose che lo fanno particolarmente arrabbiare:
- La compravendita di link
- La costruzione di backlink con tecniche black hat
- I network di siti costruiti solo allo scopo di posizionarne altri
Per riuscire ad individuare i segnali di spam all’esterno del sito, con particolare riferimento ai backlink, ha anche sviluppato (nella teoria o nei fatti) lo schema di quello che è, o dovrebbe essere, un pattern naturale di backlink. Per andare sul concreto una graduale crescita nel tempo dei backlink è un’ottima cosa, un picco improvviso, un incremento sporadico invece può non essere una buona idea. Così come per l’andamento temporale ci sono distribuzioni considerati naturali nei backlink anche in relazione alla lingua, all’argomento trattato, al tipo di backlink (forum, commento, blog, guest post…). Tutto quello che si discosta eccessivamente dalla percentuale naturale di link in entrata può portare a una penalizzazione, manuale o algoritmica.
L’unica buona notizia è che nel Google Webmaster Tool è possibile trovare alcuni strumenti per correre ai ripari, in particolare il disavow tool che vederemo più sotto, permette di limitare o eliminare le conseguenze di link indesiderati.
Penguin
Su Penguin sono stati scritti milioni di articoli e ci sono interi siti e forum dedicati all’argomento. In questa sede non possiamo che rimandare a successivi approfondimenti, ci limitiamo ad elencare Penguin tra carnefici in quanto un sito che subisce una penalizzazione da Penguin è destinato a precipitare nell’elenco dei risultati dei motori di ricerca in modo piuttosto generalizzato per le varie chiavi di ricerca.
Flusso innaturale di link
Anche la distribuzione temporale dei link deve seguire quello che Google considera un profilo naturale. Un aumento improvviso del numero di link in entrata, un picco, può portare a una penalizzazione.
Rilevanza dei domini linkanti
Avere una elevata percentuale di link in entrata da siti off topic può portare a una penalizzazione del sito linkato.
Percentuale di link di bassa qualità
Google ha la sua ricetta di come dovrebbero essere distribuiti i link in entrata verso un sito, secondo un profilo “naturale”. E’ normale che un sito sia linkato da siti di bassa qualità, l’algoritmo di Google considera non normale se la percentuale di questi link è eccessiva e questo porta a una penalizzazione.
Warning per link non naturali
Mesi fa Google ha inviato migliaia di avvertimenti ai webmaster tramite il Google Webmaster Tool. Nella maggior parte dei casi poco dopo l’invio del messaggio il sito è stato penalizzato.
Link da ip della stessa classe C
Google ha dichiarato guerra a chi cerca di manipolare il PR e, di conseguenza, a tutti i link che considera non naturali. Due siti con IP appartenente alla stessa classe C possono essere sotto il controllo dello stesso webmaster o della stessa agenzia e quindi far parte della categoria di link che Google considera non naturali. Avere troppi link in entrata provenienti da domini diversi con IP appartenente alla stessa classe C fa pensare che sia stata costruita una rete di siti al solo scopo di incrementare il PR del sito di destinazione e questo può portare a una penalizzazione.
Anchor text spammosi
Soprattutto per alcune keyword legate ai siti per adulti, al gioco d’azzardo e ai medicinali averne troppo può essere danneggiare un sito. Facendo un esempio estremo, avere troppi link in entrata con anchor “viagra” non è una buona idea.
Acquisto di link
Vendere link è una pessima idea ma anche comprarli può essere deleterio e portare alla penalizzazione del sito. Uno dei cambiamenti che potremmo definire “filosofici” avvenuti un paio di anni fa è che in precedenza non c’era (quasi) modo per un sito di danneggiarne un altro, in altre parole un link dal sito A al sito B non poteva danneggiare il sito ricevente, al massimo veniva considerato ininfluente per il sito B. Questo non è più vero ed ha creato una serie di situazioni totalmente nuove, Penguin è solo l’esempio più noto ma nel caso di compravendita di link anche il sito ricevente può subire una penalizzazione.
Penalizzazioni manuali
Le penalizzazioni manuali sono quelle che vengono gestite dal team antispam. La buona notizia è che in questo caso si riceve un avvertimento: l’informazione è presente nel google webmaster tool.
Disavow tool
L’uso dello strumento disavow, nel pannello del Google webmaster tool, può rimuovere una penalizzazione manuale o algoritmica che ha penalizzato il sito.
Black Hat Link
Ci sono tipologie di link di cui i SEO sanno abusare, anche con l’uso di automatismi. Un sito che riceve uno sproporzionato numero di link da forum o da commenti di blog possono subire una penalizzazione.
Lascia un commento